Seleziona una pagina

CS038: 15/04/2010

Amnesty International chiede al governo di Kabul di rispettare gli obblighi nazionali e internazionali in tema di amministrazione della giustizia e garantire i diritti relativi al giusto processo ai nove operatori di Emergency (sei afgani e tre italiani) attualmente detenuti in Afghanistan.

Le autorità afgane devono rendere note ai detenuti le ragioni dell’arresto e ogni eventuale accusa nei loro confronti; devono farli comparire prontamente di fronte a un tribunale competente, anche per consentire loro di contestare la legittimità della detenzione; devono sottoporli a un’incriminazione fondata oppure rilasciarli. Nel caso in cui i detenuti siano incriminati, dev’essere garantito loro un processo equo dinanzi a un tribunale indipendente e imparziale, come stabilito dall’art. 14 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, che l’Afghanistan ha ratificato nel 1983.

Amnesty International è preoccupata per le notizie secondo cui, nonostante Emergency abbia nominato degli avvocati per assistere i detenuti, questi ultimi non siano stati in grado di incontrarli. Le autorità afgane devono rispettare il diritto alla difesa, come formulato dalla Costituzione del paese e dal già citato Patto internazionale; devono, inoltre, consentire con urgenza al Comitato internazionale della Croce rossa e alla Commissione indipendente afgana per i diritti umani di incontrare i detenuti.

Le autorità afgane devono anche permettere contatti regolari tra i detenuti e le loro famiglie, i difensori e i colleghi di lavoro nonché, se necessario, l’accesso a cure mediche. Emergency ha criticato il fatto che dall’arresto dei nove operatori, questi non hanno potuto avere contatti con l’organizzazione. Né le autorità afgane né le forze internazionali presenti in Afghanistan hanno spiegato a Emergency le ragioni dell’arresto e della detenzione dei nove operatori.

Amnesty International è inoltre preoccupata per le notizie secondo cui alcuni degli operatori di Emergency si troverebbero in un centro di detenzione della provincia di Helmand, diretto dalla Direzione nazionale per la sicurezza (Nds), i servizi d’intelligence afgani. La tortura e i maltrattamenti si verificano con frequenza nelle strutture dell’Nds. La stessa Amnesty International e altre fonti hanno segnalato casi di persone detenute arbitrariamente in tali centri, spesso sottoposti a torture e maltrattamenti da parte del personale dell’Nds per estorcere informazioni, confessioni o denaro in cambio della libertà.

Amnesty International chiede alle autorità afgane di garantire che i detenuti siano trattati umanamente e non siano sottoposti a torture o altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti.

Amnesty International è rammaricata per il fatto che dall’irruzione del 10 aprile, Emergency non può più dirigere la struttura ospedaliera. L’ospedale di Emergency a Helmand è uno dei pochi centri che forniscono cure mediche nella zona ed è dunque fondamentale che continui a operare. Il governo afgano deve garantire la continuità dell’assistenza medica di emergenza ai malati e ai feriti.

Amnesty International ha sempre condannato qualsiasi attacco deliberato contro i civili e ogni attacco indiscriminato compiuto mediante esplosivo o kamikaze, in autobus, ristoranti, stazioni ferroviarie o facendo crollare edifici uccidendovi migliaia di persone. Amnesty International sta dalla parte delle vittime del terrorismo e chiede che ricevano giustizia e risarcimenti. Gli attacchi deliberati contro i civili e quelli indiscriminati costituiscono gravi violazioni dei diritti umani e crimini di diritto internazionale, contrari ai principi fondamentali di umanità. Amnesty International condanna queste atrocità e chiede che chi le ha commesse venga incriminato, processato e, se colpevole, punito. Queste procedure, in ogni caso, devono seguire gli standard internazionali sui diritti umani: questo significa che nessuna persona sospettata di essere coinvolta in attacchi del genere può essere sottoposta a detenzione arbitraria, imprigionata in carceri segrete, torturata o tenuta in detenzione a tempo indeterminato. I governi hanno il dovere di garantire che chi pianifica e commette atrocità del genere sia sottoposto alla giustizia seguendo una procedura equa.