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Molti la chiamano una festa consumistica, ma all’interno degli affetti, ipocrisie e nasi che si storcono a parte, la festa serve.

In sociologia feste e ricorrenze servono a dare nell’immaginario collettivo una valenza sociale, un riconoscimento, forte, preciso, per l’appunto “pubblico” di un evento.

Perché la mamma serve, e vale la pena riconoscerlo, e perché alla mamma serve.

La mamma che fatica, la mamma che sorride, la mamma che allatta, la mamma che cura, coccola, sgrida, fruga tra cassetti, pensieri e cuori, per sapere tutto.

Per sapere sempre, per sapere al momento giusto.

La mamma che lascia liberi, ma vigila da lontano, la mamma che soffre delle pene del figlio, che diventano più lancinanti di quelle sue, che quasi non sente nemmeno, occupata ad essere mamma.

Ma anche la mamma che sbaglia, che non ce la fa, che pensava fosse più facile, che non si spiega perché tutte tranne lei sanno sempre cosa fare!

Ma poi tra un pasticcio ed un altro non si arrende, si lascia guidare dal cuore, e ce la fa, ed agli occhi delle neomamme sembra anche lei perfetta.

Perché essere mamma oggi è difficile, molto più difficile, perché oggi per essere mamma a volte sei costretta ad essere lontana per lavoro , ma essere comunque presente.

Perché a volte preferiresti rinfilarteli da dove sono usciti ‘sti figli, piuttosto che affidarli a questo schifo di mondo.

Perché le mamme sono sole, anche quando hanno la fortuna di avere un papà vicino con cui dividere le responsabilità di un figlio.

Lasciate sole da uno Stato che lamenta la mancanza di natalità, ma che non fa niente per aiutarci ad essere mamme.

Non ci aiuta nel lavoro: molte donne devono scegliere, lavorare o fare figli.

Perché i nidi non ci sono, le baby sitter costano più di quanto guadagniamo, la mamma che lavora è considerata un peso, non ci sono uguali opportunità, una mamma che esce dal mondo del lavoro per accudire i figli piccoli difficilmente vi potrà rientrare.

E allora W TUTTE LE MAMME, e non solo oggi, ma 365 giorni l’anno….