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I siti porno hanno finalmente il loro dominio. Il .xxx diventerà il quartiere a luci rosse del Web, ghettizzando i siti che offrono contenuti erotici, di qualunque genere, a pagamento e non.
L’approvazione di questo dominio ha subito più volte degli intoppi, ma ora l’ICANN sembra aver dato il lasciapassare finale. I primi domini .xxx dovrebbero iniziare ad apparire entro pochi mesi.
Tra chi esulta però non c’è l’industria del porno o almeno, non tutta. Grandi nomi si sono riuniti nella Free Speech Coalition per esternare tutta la loro contrarietà. Anzitutto c’è un problema di costi: molte aziende ritengono che sia ingiusto pagare 60/70 dollari per registrare ogni loro sito anche sotto il dominio .xxx. Un’operazione da molti ritenuta superflua, in quanto questi nuovi siti fungerebbero principalmente da redirect verso quelli registrati con altre estensioni.

Il secondo aspetto è proprio quella sorta di “dominio ghetto“. All’industria del  porno non va bene sia per una questione “morale”, ma soprattutto  perché un unico dominio consentirebbe di rendere  più efficaci le soluzioni di filtraggio, con un’immediata e forse elevata  perdita d’incassi. Per proteggere i  bambini, ritiene l’industria pornografica, ci sono altre strade. Un dominio  ghetto non è la soluzione.

“L’ICANN ha pericolosamente sottovalutato l’input  arrivato dai governi di tutto il mondo. Peggio, ha ignorato il grido di  opposizione dell’industria dell’intrattenimento per adulti respingendo gli  interessi della libertà di parola su Internet”, ha dichiarato Diane Duke,  direttore di FSC.