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Un po’ di “noir” è sempre assai intrigante…

E’ un genere letterario narrativo relativamente recente, nato in Francia il secolo scorso, figlio della commistione tra il Romanzo d’appendice, il romanzo criminale, il romanzo sociale ed è fortemente imparentato con il romanzo poliziesco, figlio del naturalismo.

È consuetudine annoverare tra i primi esempi di romanzo noir opere della grande letteratura d’oltralpe come Il conte di Montecristo (1844-1845) di Alexandre Dumas, I misteri di Parigi (1842-1843) di Eugène Sue e I miserabili (1862) di Victor Hugo. Specchi di una società in piena mutazione, questi romanzi sono imperniati sulle vicende di individui travolti dagli eventi della storia, sovente giocate su temi forti come la vendetta, l’ingiustizia sociale o la rivalutazione delle classi diseredate.

Nel corso degli anni Trenta e Quaranta del XX secolo Georges Simenon insinuò all’interno della serie poliziesca del commissario Maigret alcuni elementi caratteristici del romanzo noir. Simenon indaga le motivazioni e i comportamenti di individui sovente al margine della società, cercando di decriptare i meccanismi psicologi che li inducono a porsi fuori dalla legalità. In tal senso, diversi romanzi di Simenon sembrano preannunciare la tematica della deriva sociale, ponendo le basi su quello che del Noir maggiormente intriga chi scrive e ne è appassionata: lo studio delle personalità dei protagonisti, gli ambienti storici e sociali in cui si svolgono le vicende, l’analisi dei comportamenti. Alla fine questi romanzi finiscono con l’essere uno specchio della società. Se poi andiamo a rileggere vecchi casi giudiziari analizzando il diverso impatto che nel tempo hanno avuto nei confronti dell’opinione pubblica, fino ad arrivare ai processi mediatici contemporanei, ne viene fuori una fotografia realistica della società dell’ultimo secolo, anzi degli ultimi due secoli di storia e di cronaca, se vogliamo partire dall’omicidio irrisolto del papà di Giovanni Pascoli, nel lontano 1867.

Ogni giorno nel mondo si verificano circa 1500 omicidi; in Italia sono in aumento i cosiddetti omicidi ” di prossimità”, ossia quelli che colpiscono i familiari o gli amici intimi. Presumibilmente la causa è legata alla frustrazione, all’instabilità mentale, e quindi all’incapacità di superare eventi stressanti o dolorosi; l’omicida non trova altra soluzione alla morte di chi considera la causa del suo disagio, agendo spesso in preda al cosiddetto raptus…

Da non Perdere:

La Trilogia di Millennium di Stieg Larsson, ovvero:

La ragazza che giocava col fuoco

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Uomini che odiano le donne”; ” La ragazza che giocava con il fuoco”; “La regina dei castelli di carta”. Editore Farfalle Marsilio.

 

Si tratta di tre volumi che tengono il lettore praticamente emozionato col fiato sospeso dall’inizio alla fine ; una storia che si intreccia con altre storie via via più intriganti,drammatiche, ricche di serrati colpi di scena sullo sfondo del Mar Baltico. E’ un vero caso editoriale,anche perché l’autore è morto improvvisamente appena terminata la Trilogia.

La protagonista assoluta è lei : Lisbeth Salander  , giovane intelligentissima hacker, la donna che” odia gli uomini che odiano le donne”; è un personaggio che, nella sua intransigente drammaticità cattura e commuove il lettore; Stieg Larsson l’ha resa indimenticabile, unica, ricca di risvolti terribilmente umani, talvolta teneri; passa nei tre volumi che ce l’hanno fatta conoscere assolutamente leggera ” impeccabilmente competente, socialmente irrecuperabile”. Accanto a Lisbeth spicca il giornalista della  rivista Millennium, Mikael Blomkvist: come lei è l’uomo che non accetta compromessi e racconta nei suoi articoli verità che fanno tremare il mondo occulto dei servizi segreti, e il governo svedese.

Una storia da non perdere; un noir a pieno titolo perché oltre ad essere un triller, è una intelligente descrizione della società di oggi in cui trame occulte e servizi segreti imperversano, come vedremo proseguendo nel nostro viaggio, anche in storie e cronache di delitti irrisolti di casa nostra.

Dietro al delitto…

Una serie di libri, uno più accattivante dell’altro: Dietro ogni storia c’è sempre il racconto di qualcosa che è accaduto nella mente umana, la quale all’improvviso o lentamente, per gradi, è andata verso un punto di non ritorno, ovvero il delitto. Storie che raccontano i grandi casi giudiziari di cronaca nera, risolti o ancora irrisolti e spingono il lettore ad interrogarsi sull’enigma che possa indurre una persona a compiere atti anche atroci apparentemente inspiegabili. Siamo spesso sconvolti da crimini compiuti anche da giovanissimi spesso in compagnia di coetanei; la violenza si abbatte improvvisa e scatenata su genitori, figli, sconosciuti scelti a caso, e più volte non si è in grado di dare risposte alla domanda su quale sia il confine tra volontà consapevole di compiere il male e follia accecante.

Chi sono i serial killer, questi soggetti ossessivi sempre in bilico tra normalità e follia, quali sono gli strumenti di cui oggi dispongono detective e magistrati per mettersi sulle tracce di questi professionisti della follia: a noi appaiono quasi” il lato oscuro del cuore umano”. Quale possa essere il punto di vista, per così dire ” interno ” delle squadre di investigatori scientifici, i RIS per i quali la scena del crimine è una mappa preziosa da interrogare, perché é quella che dà le migliori risposte quando gli specialisti sanno analizzarle e interpretarle, pure se spesso artatamente rese confuse dalla furia omicida o da invasioni di campo intempestive. Il delitto, l’innocenza, la colpa: nei libri che indicheremo di seguito potremo trovare delle vere antologie di noir, di vita.
Serie delittuose di episodi accaduti anche nel nostro paese risolti o ancora legati al dubbio, immagini anche, nella loro diversità, dell’evoluzione della cultura, della presenza o assenza di tabù sociali, del cambiamento della società..Dal caso della cavalla storna (non c’erano i RIS, solo un nitrito…) all’omicidio di Wilma Montesi che fece tremare vene e polsi alla D.C. degli anni ’50 e rimasto misteriosamente irrisolto, dal caso Fenaroli, all’omicidio di Via Poma, l’ombra dei servizi segreti appare e scompare misteriosamente. Il caso di Marta Russo, l’enigma dell’ Olgiata, l’omicidio nella comunità di San Patrignano, il caso del Mostro di Firenze, la banda dei sassi dell’autostrada, il caso di Novi Ligure, la storia infinita di Cogne, queste ed altre ancora le vicende tristi e ingombranti sulle quali riflettere e ragionare. Storie raccontate senza morbosità,crude, quasi ci inducono a sperare che “Ci si trovi di fronte a un maestro del noir” ( Corriere della sera).Siamo inevitabilmente attratti dal delitto, non nel senso che chiunque di noi potrebbe commetterlo, ma siamo sopraffatti dallo stupore e dalla curiosità, e contemporaneamente alla ripulsa per i comportamenti più efferati, ci inchioda alla lettura la domanda ” Perché?”.

Ecco i consigli per gli acquisti:

• “Delitti” di Vittorino Andreoli-ed Rizzoli

• “Delitti Imperfetti-“Atto 1° e Atto2° di Luciano Garofano-ed Marco tropea

• “Crimini” di Ammaniti, Camilleri, De Cataldo, Faletti….ed Einaudi

• “Grandi delitti italiani risolti o irrisolti” ANDREA Accorsi-Massimo Centini Newton Compton Editori

• “Serial Killer“di Carlo Lucarelli- Massimo Picozzi ed Mondadori

• “Cronaca Nera” di Massimo Polidoro ed Piemmeù

 

Delitti al femminile

Cinzia Tani nel ciclo del Noir occupa sicuramente una sua posizione di prestigio per le storie di delitti realmente accaduti che ci racconta e per l’attenzione dedicata alle donne che, da sole o in coppia sono state vittime o carnefici della follia omicida.

Con una prosa ed uno stile asciutti, da cronista giudiziario, l’autrice racconta sei secoli di “nera”riuscendo a calarsi nell’animo  e nelle menti di follie omicide più tortuose ed affascinanti di quelle maschili; quasi ce ne svela l’incomprensibile mistero.

Affronta altresì casi  emblematici nei quali l’intensità del rapporto tra  un uomo e una donna conduce alla morte violenta; ripercorre, quasi come un’analista le tappe che segnano le vicende di legami malati fin dall’esordio, quasi sempre connotati da incontenibile sensualità,fino alla conclusione drammatica, inevitabile per le premesse, quasi l’obbligatorietà di uccidere chi si ama. Grande attenzione viene riservata alle frequenti infanzie difficili delle assassine, offrendo chiavi di lettura  e di interpretazioni interessanti e convincenti.

Londra,poi, con le sue nebbie leggendarie e spettrali, nella realtà della sua secolare , fa da sfondo a storie di sangue, amore, misteri mai svelati, da Jack lo Squartatore ad altri agghiaccianti omicidi seriali londinesi. Si presenta al lettore uno spaccato della società inglese con le sue grandezze e le sue miserie,con il suo ricco patrimonio giuridico e  le tante omissioni ed ingiustizie: la cornice più affascinante per storie misteriose che intrecciano uno dei binomi più indissolubili della Storia, della Letteratura, della Psicoanalisi : L’Amore e la Morte. Solo una scrittrice, in quanto donna, ci poteva riuscire uscendone con grande onore.

Ecco i consigli per gli acquisti:

  • Assassine“di Cinzia Tani ed Mondadori;
  • Amori crudeli” di Cinzia Tani ed Le scie- Mondadori;
  • Nero di Londra” di Cinzia Tani ed le scie- Mondadori;
  • Coppie Assassine” di Cinzia Tani ed Mondadori.

Ancora sul tema delle donne che uccidono, non può mancare la lettura del libro di Rossella Simone e Ermanno Gallo “L’amore assassino”, edito da Piemme. Racconta, cercando tra le righe delle cronache , risposte che superino tanto l’orrore quanto l’ipocrisia che si cela dietro il gesto forse più orribile dell’essere umano: l’assassinio di un bambino. Se nell’immaginario collettivo la neomamma è sempre felice, il bimbo è un bellissimo bambolotto che dona solo gioia, accade invece spesso nella realtà la donna si trovi da sola a confrontarsi con il proprio sfinimento fisico che segue al parto, con il timore dell’inadeguatezza, con l’aggressività in cui talvolta sfocia. Ed allora, riflettiamo, è proprio il mito falsato della maternità , vissuto senza aiuti e in solitudine, o peggio sotto gli occhi ciechi di chi non sa cogliere sintomi allarmanti, che può generare mostri, donne che uccidono la propria creatura, meditando di uccidere se stesse..troppo inadeguate e imperfette per l’immagine che la società impone.

Occhio a Faletti….

Sette anni fa esordiva in Italia Giorgio Faletti nella Letteratura Thriller mozzafiato, con il romanzo ” Io uccido”  libro coinvolgente e sorprendente, da leggere tutto d’un fiato dall’inizio alla fine; è forse un po’ troppo lungo, quanto a numero di pagine, degli altri similari romanzi, ma si divora con piacere. Il racconto è del genere thriller poliziesco, per intenderci del tipo caccia al serial killer, e lo stile narrativo è quello dei grandi romanzieri americani:  Qualche riferimento a famose sequenze narrative o cinematografiche, quali per esempio “Il silenzio degli innocenti” o “Il collezionista di ossa“, come se Faletti avesse voluto scrivere un libro che fosse una specie di collage delle sue esperienze sui libri o al cinema. Tuttavia, l’assemblaggio di trame  dà senz’altro luogo ad un nuovo racconto,  originale, le cui vicende scorrono via in modo particolarmente avvincente e dinamico.

Consigli per gli acquisti:

  • Io uccido ” di Giorgio Faletti ed . Baldini…;
  • Niente di vero tranne gli occhi” di Giorgio Faletti ed. Baldini..;
  • Fuori da un evidente destino” di Giorgio Faletti ed. Baldini…;

Pizzicando tra gli scaffali…

libroPizzicando tra gli scaffali, oculatamente, con l’attenzione vigile  agli autori e alla critica, vi racconto una storiella.

C’erano una volta due amiche, Lucia e Marisa, molto legate, unite inizialmente dalla passione per lo stesso lavoro, poi, nel corso di venti anni da un affetto profondo nato dalla lealtà comune, dalla condivisione di stati d’animo, alimentato dall’allegria di momenti spensierati, dalla tristezza inevitabile dei fatti e misfatti della vita. Insieme coltivavano la passione per i libri gialli: l’uscita in edicola del Giallo Mondadori era per loro un momento solenne… insieme lo celebravano. Cominciarono poi, vuoi per economia, vuoi per curiosità, a darsi alla ricerca sulle bancarelle dei vecchi gialli dei grandi autori… più il libro era datato, più se lo leggevano e se lo commentavano con religione. Iniziarono quindi  ad attivarsi nel commercio dei gialli usati… una volta al mese portavano alle bancarelle i loro bustoni di libri letti e ne prendevano altri. Si scambiavano visite e omaggi di bustoni di usati… spesso facendosi partaccioni perché l’una portava all’altra libri già letti. Insomma tutto un gioco che ruotava intorno al Giallo Mondadori… Tutte e due, con un po’ di sfalsamento negli anni si ammalarono dello stesso male, quello che rende galantemente omaggio al seno delle donne.. Lucia non ce l’ha fatta e non c’è più.. Marisa sta qui, ha una grande nostalgia della sua amichetta,  non tocca più un Giallo Mondadori, ma continua a divorare libri a caccia dell’assassino.

E allora facciamoci una passeggiata tra gli autori migliori di colore e genere giallo-noir, legal thriller e varie… le scelte sono oculate e per nulla casuali.

Alessandro Perissinotto, leggero e piacevole nello stile, mina pagina dopo pagina le certezze del lettore intrecciando il tessuto della buona società con le trame dell’emarginazione sociale; la protagonista delle storie,Anna Pavesi, che si trova sempre casualmente ad indagare, ci porta dietro le trame oscure dell’omcidio dove nasce, come l’ha definita Francesco Guccini “una piccola storia ignobile”, per niente seriale, molto individuale. Non sfugga al lettore la simpatica individualità di Morgana, la gatta di Anna..

Tre autori Valerio Varesi, Luigi Guicciardini, Marco Vichi, presentano altrettante figure di commissari di polizia dai risvolti umani, che hanno un occhio di riguardo per i deboli e gli sconfitti, e cercano instancabilmente la verità. L’inchiesta raccontata da Luigi Guicciardini è incandescente e sconcertante, quella di Valerio Varesi privilegia il lento costruirsi della storia nell’atmosfera padana; il commissario Bordelli di Marco Vichi è un simpatico fiorentino, umanamente stanco, professionalmente infaticabile e testardo.Gli stili dei tre autori sono asciutti, concreti, senza sbavature; sono romanzi di classe.

Sebastian Fitzek ci regala un thriller noir veramente insolito e da leggere tutto d’un fiato, con finale a grande sorpresa, solo in Germania ha venduto oltre 200.000 copie in pochi mesi, si tratta di un genere abbastanza nuovo ed originale il libro è ” La terapia“.

Del grande Steve Martin, la cui bravura nel legal thriller è assolutamente indiscutibile, mentre il suo Paul Madriani incanta il lettore ricordiamo ” Chiamata in giudizio”; come, appartenente allo stesso genere non si può assolutamente perdere l’ultimo libro di Scott Turow ” Prova d’appello” che induce ad interrogarsi sul senso della legge, sulle insidie del sistema giudiziario,sulle fratture dure da sanare che vengono fuori nell’applicazione rigida del sistema giudiziario mentre si cerca la giustizia. Di grande attualità.

Un John Grisham fuori dai suoi schemi che ritorna in Mississippi, dove è cresciuto ed ha ambientato il suo primo romanzo, si impone con ” L’ultimo giurato“; per qualche ora ci porta via da tutto..ma si sa è lui, con i suoi temi di conflitti sociali, razziali, individuali che incrociano destini e coscienze dei protagonisti e dei lettori.

Consigli per gli acquisti:

  • Una piccola storia ignobile” di Alessandro Perissinotto-ed. Rizzoli;
  • L’Orchestra del Titanuc” di Alessandro Perissinotto-ed Rizzoli;
  • Mani vuote ” di Valeri Varesi-Mondadori ed Frassinelli;
  • Il commissario Bordelli” di marco Vivhi-ed TEA
  • Senza rimorso” di Luigi Guicciardini ed Hobby e Work;
  • Occhi nel buio” di Luigi Guicciardini- ed Hobby E Work;
  • La terapia” di Sebastian Fitzek-ed Rizzoli;
  • Chiamata in giudizio” di Steve Martini ed Longanesi;
  • Prova d’appello“di Scott Turow-ed Mondadori
  • Prova schiacciante” di Steve Martini -ed TEA;
  • L’Ultimo giurato ” di John Grisham-ed Mondadori.

Da non perdere…Assoluzione ” di Antonio Monda, edito da Mondadori:

E’ la storia di un giovane avvocato napoletano che riesce ad entrare nello studio legale del Professore, il più grande penalista della città..Impara tutto da lui con fatica e voglia inarrestabile di sapere. Arriva a conoscere orgogliosamente e con grande sofferenza, attraverso una storia ricca di umanità, il senso ultimo del diritto….Napoli fa da cornice e sfondo al bellissimo romanzo.

Quando la drammaticità della storia diventa cronaca…

La “notte della repubblica “  è raccontata in un noir magistrale. Si tratta di un “romanzo criminale” su una delle pagine più insanguinate della storia d’Italia. La strage di Bologna del 2 agosto 1980 ha segnato la vita di un uomo, oggi bancario trentenne, il cui padre risulta scomparso nell’esplosione.

A distanza di molti anni il passato ritorna in tutta la sua drammaticità quando un uomo viene ucciso in una strana rapina nella banca dove lui lavora. Pochi giorni dopo riceve un misterioso biglietto..mentre ancora ignora di essere spiato dagli  uomini dell’ Onorevole, una grande eminenza grigia della politica, un manovratore.”Un noir”solo nell’impianto che si misura con le spinose questioni irrisolte della politica italiana, per il resto un nuovo documentato “Romanzo criminale”.

 

Da non perdere: “Il tempo infranto” di Patrik Fogli-ed Piemme.

 

Ancora due libri scritti da magistrati che meritano l’attenzione in quanto né giustizialisti senza freni, né preda del delirio di onnipotenza comune a molti della loro talvolta discutibile casta. Onesti e sereni indagatori della verità, pur assai diversi per età e modalità di scrittura, sono Ferdinando Imposimato  e Raffaele Cantone. Il primo prova e riesce a bucare anni di silenzi sul rapimento di Aldo Moro, essendosi occupato dell’inchiesta. Dimostra che non è vero che la morte di Moro non si potesse impedire, e mette a nudo uno dei punti nevralgici più fragili della nostra democrazia: esistono troppe cose non dette, Moro sapeva troppo e doveva morire…

Raffaele Cantone racconta dieci anni all’antimafia napoletana, tra indagini, processi, una vita blindata dalle minacce. Lo ha fatto realmente “ solo per giustizia”, conducendo una battaglia che non vanta toni eroici o missionari, ma risvolti molto umani e semplici. Lo scrittore fa i conti con la vita privata, allorché deve spiegare ai propri bambini che i compagni non parteciperanno alla loro festa perché i genitori temono ritorsioni camorristiche…Anni spesi per combattere l’Impero di Gomorra..A proposito, tutti hanno letto il best seller di Saviano. E, pure nella diversità di genere, non regge il paragone. Al di là dell’impianto molto solido sotto l’aspetto contenutistico ed originale nonché di analisi  puntuale e onesta, si fa davvero una grande fatica a leggere le frequenti sgrammaticature, la sintassi poco scorrevole, una lingua, tutto sommato da liceale sufficiente dell’autore di Gomorra.

Da Imposimato e Cantone deriva, al contrario, il piacere puro della lettura, la lingua utilizzata è un  valore aggiunto ai contenuti e dona loro una bella componente emotiva per il lettore.

Da non perdere:

Doveva morire” di Ferdinando Imposimato – Sandro Provvisionato-ed Chiarelettere

Solo per giustizia” di Raffaele Cantone ed. Mondadori

L’orco della porta accanto: il caso di Natasha

Un caso che nell’agosto 2006 ha provocato a Vienna, dove è accaduto, e nell’intera Europa emozioni e reazioni forti. Natascha Kampusch viene ritrovata, perché riesce a scappare,  dopo otto anni in cui il suo rapitore l’ha tenuta segregata per in un sotterraneo di cinque metri quadri. Natascha ha ormai 18 anni: commozione intensa e sollievo per lei, ma nel contempo sgomento e inquietudine di fronte alla lucidità e sicurezza ostentate dalla ragazza.  Non si definisce “vittima”, né disprezza il suo rapitore; ha avuto alcune occasioni precedenti di fuga, eppure non lo ha fatto. Che succede nella mente di una bambina rapita alla famiglia e riportata alla società  ormai donna? Forse solo se cerchiamo di metterci nei suoi panni di bambina terrorizzata e disperata, ma decisa a sopravvivere,  possiamo avvicinarci al vero .E’ sindrome di Stoccolma il suo attaccamento per il rapitore? Con il contributo di psichiatri ed esperti questa vicenda, i cui echi sono destinati a durare nel tempo, (rinfocolati dagli orrori di Marcinelle)  affascina, commuove, terrorizza.

L’Orco può vivere in mezzo a noi, e noi cosiddetti normali,  raramente  abbiamo gli strumenti per identificarlo.

 

Da non perdere: “Natascha, otto anni con l’orco” di Allan Hall e Michael Leidig-ed Sperling e Kupfer

 

I Grandi Misteri d’Italia…

DELITTO DI VIA POMA:L’OSTINAZIONE CATTIVA MAESTRA.RISCHIA PROCESSO IL FIDANZATO DI SIMONETTA CESARONI

La procura di Roma, dopo 19 anni di indagini sbagliate, si avvia alla creazione di un nuovo mostro e ad un probabile errore giudiziario.

Per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, l’impiegata dell’associazione degli ostelli della gioventù, massacrata con 30 coltellate nell’ufficio di via Carlo Poma a Roma, la magistratura romana si appresta a rinviare a giudizio il suo ex fidanzato, Raniero Busco, 44 anni. Secondo la procura, infatti, ci sono gli elementi per processarlo e per questo ha chiuso le indagini e ha depositato gli atti in base a quanto previsto dall’articolo 415 bis del codice di procedura penale, la prassi che anticipa la richiesta al gup di processare l’indagato.

Omicidio volontario è il reato per il quale Busco rischia di finire sotto processo. Sulla base di indizi labilissimi.

L’ultimo si basa sul morso trovato sul seno sinistro di Simonetta e lasciato, secondo gli esperti, al momento dell’omicidio. Questo morso sarebbe, ATTENZIONE, solo “compatibile” con l’arcata dentale di Busco. Ma che significa COMPATIBILE? Soltanto che si tratterebbe di un morso umano, forse maschile. Nulla di più. L’accertamento tecnico, svolto da due medici legali e da due chirurghi dentisti, è infatti consistito nella sovrapposizione dell’impronta dei denti dell’indagato non con il morso (esperimento impossibile), ma con le IMMAGINI del morso. Senza contare che l’arcata dentale muta nel tempo e quella di Busco quando aveva 25 anni non può essere uguale a quella di Busco a 44.

Secondo indizio, anche questo di una labilità stratosferica: il Dna estrapolato da una traccia di sangue commisto trovata sulla porta dell’appartamento dove fu massacrata Simonetta. Per gli esperti questo reperto “non permette di escludere, né di confermare la presenza del materiale genetico di Raniero Busco”. Anche qui siamo nell’ambito della COMPATIBILITA’. Ossia nell’affermazione che quel sangue è sangue. Ma di chi?

Terzo indizio: l’ex fidanzato di Simonetta finì sotto inchiesta due anni fa dopo la scoperta (tardiva) di una traccia della sua saliva sul corpetto che indossava la ragazza quando fu uccisa. Dal momento che quella saliva non è databile, c’è da stupirsi che tra due fidanzati avvengano effusioni che lasciano la saliva dell’uno sulla biancheria dell’altra?

Quarto indizio: anche sul suo alibi la procura nutre perplessità. Busco ha sempre sostenuto che al momento del delitto era con un amico, ma questi negò affermando che quel giorno era al funerale di una parente. Non avere un alibi può costituire una prova di colpevolezza? Basta questo per mandare a processo una persona?

Senza tenere conto di un elemento cardine. Gli investigatori quando arrivarono sulla scena del crimine trovarono il luogo dove si trovava il cadavere di Simonetta completamente ripulito del sangue della vittima, circa tre litri. Che interesse avrebbe avuto Busco, che nulla legava alla scena del delitto, a perdere tempo per ripulire del sangue la stanza? Pulisce il luogo del delitto, magari con l’intenzione di spostare il corpo della vittima, solo chi non ha alcun legame con il delitto se non il luogo. Ma Busco era, in quanto fidanzato, il primo sospettato possibile. E a legarlo a Simonetta non era certo il luogo, ma il suo legame affettivo.

A novembre di quest’anno Simonetta avrebbe compiuto 40 anni. Per la sua morte sono stati tanti e tutti sbagliati i personaggi finiti nel mirino degli inquirenti e tante le ipotesi che hanno fatto da sfondo a un delitto scaturito quasi certamente da un raptus di follia.

I primi accertamenti si incentrarono su Pietrino Vanacore, portiere del palazzo di via Poma e Federico Valle, nipote di un vecchio architetto che abitava in quell’edificio. Furono prosciolti nel 1993, il primo dall’accusa di favoreggiamento (aver ripulito la scena del crimine) il secondo da quella di omicidio, dal gup Antonio Cappiello e la decisione divenne definitiva nel 1995 dopo il ricorso alla Corte di Cassazione.