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Per la Sezione Cult ,segnalo un film del 1995: “i soliti sospetti”.Cinque delinquenti si ritrovano insieme per un confronto all’americana. E’ lo splendido inizio del capolavoro di Bryan Singer.
I soliti sospetti si pone come un giallo, ma lo scopo della storia non è far conoscere l’identità dell’assassino, quanto la verità stessa. In un continuo passaggio fra il presente di un interrogatorio della polizia e un passato raccontato dall’unico sopravvissuto, Verbal Kint (Kevin Spacey, vincitore di un premio oscar), al pubblico è posto un quesito: chi è Keyser Soze?
Tutta la trama ruota intorno a questa figura sconosciuta, persa a metà fra il mito e la leggenda, l’uomo nero dei malfattori, più crudele e più freddo di chiunque, il diavolo fatto carne.
E così lo spettatore deve scegliere; credere a Verbal, con la sua storia piena di buchi logici, raccontata (e rappresentata da Synger) con i toni di una favola quasi surreale, o alla logica stringente del poliziotto Kujan (Chazz Palminteri).La scelta non è facile. La sceneggiatura di Chris McQuarrie ci fornisce indizi, e ci inganna scompigliando le carte ogni volta che ci sembra di esserci avvicinati alla soluzione. La ricerca della verità del pubblico corre insieme ai 5 malviventi, impegnati anche loro a scoprire cosa sta succedendo e soprattutto se riusciranno a salvarsi .I soliti sospetti è il più bel giallo degli ultimi 15 anni, grazie alla precisione dei suoi ingranaggi, ad una caratterizzazione dei personaggi ottima (così come eccellente è la prova degli attori) e ad una regia attenta alla cura dei particolari.