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L’influsso dell’inglese, e più precisamente dell’anglo-americano, sulla nostra lingua è oggi molto forte; si pone quindi con frequenza il problema della forma da adottare quando un certo anglicismo è usato al plurale. In inglese il plurale dei nomi si ottiene, in generale, aggiungendo al singolare -s o -es: abbiamo quindi film-films, leader-leaders, flash-flashes, hobby-hobbies. Ma in italiano si tende a conservare al plurale la stessa forma del singolare: il film-i film, il leader-i leader, il flash-i flash, l’hobby-gli hobby. Si tratta solo di una tendenza; nei nostri giornali le oscillazioni tra i leader e i leaders, gli hobby e gli hobbies sono numerose. Tuttavia grammatiche e dizionari sono abbastanza compatti nel consigliare il mantenimento della forma del singolare anche per il plurale; si dirà e si scriverà dunque il bar-i bar, lo sport-gli sport, la star-le star. Tale forma si fonda sul seguente ragionamento: nella nostra lingua non esiste la -s finale come segno del plurale; esiste invece il plurale invariato in parole vecchie e nuove come la città-le città, la diagnosi-le diagnosi, la radio-le radio, la serie-le serie, la virtù-le virtù. È insomma preferibile rifarsi a un modello già presente nella struttura dell’italiano, piuttosto che introdurne un altro (la -s finale dell’inglese) che le è del tutto estraneo.

C’è però chi la pensa diversamente. Secondo alcuni linguisti gli anglicismi entrati da gran tempo in italiano devono avere il plurale invariato (il bar-i bar, il film-i film, lo sport-gli sport); invece gli anglicismi più recenti e meno comuni devono conservare il plurale della lingua d’origine (lo stesso discorso viene fatto anche per i francesismi). Ma il confine tra i due gruppi di parole è incerto e instabile; così, per esempio, se negli anni Sessanta il vocabolo test non era ancora molto conosciuto, oggi ha invece una larga diffusione. Per attenerci alla regola sopra enunciata, avremmo dunque dovuto dire e scrivere i tests negli anni Sessanta, e successivamente passare invece alla forma con plurale immutato i test.

Si tratta dunque di un criterio che ha il torto della precarietà, e che oltre tutto sarebbe molto difficile applicare in modo sistematico, a causa anche delle numerose eccezioni che l’inglese presenta nella formazione del plurale: pensiamo a plurali anomali del tipo man-men ‘uomo-uomini’ o foot-feet ‘piedepiedi’.

Anglicismi noti come quiz o sit-in rischierebbero di apparire incomprensibili o insoliti a molti italiani se li usassimo nelle forme del plurale inglese: quizzes, sit-ins.

In conclusione, il plurale invariato degli anglicismi entrati in italiano sembra la regola più semplice e più consigliabile, almeno in generale. Tuttavia una scelta diversa, tendente a riprodurre la forma del plurale inglese, può essere talvolta giustificata dalla specifica situazione comunicativa: è il caso, per esempio, di un testo di carattere decisamente specialistico, nel quale compaiano anglicismi tecnici estranei alla lingua comune.

Maurizio Dardano e Pietro Trifone, Grammatica italiana con nozioni di linguistica, Zanichelli, 2003, pp. 194- 195